Beppe Grillo, secondo i magistrati, “SFIDUCIA IL PROCESSO” per l’accanita difesa del figlio accusato 2 anni fa di stupro di gruppo e per aver dichiarato che la povera vittima 19enne era consenziente (con ben 4 ragazzi in “mutande”?). Una difesa che appare disperata e certamente campata in aria


 —  Agenzia di Stampa Agim —

— A cura di Giuseppe Stella — L’Associazione nazionale dei magistrati replica a Grillo, accusandolo di avere tentato di “sfiduciare il processo” (ovviamente non ci riuscirà) con le sue veementi dichiarazioni pubblicate su tutti i social del mondo, sui giornali e nelle televisioni pubbliche e private. Una cosa mai vista prima d’ora anche perché il protagonista della vicenda è personaggio noto (prima, com’è noto, faceva il comico) e adesso continua ad esserlo perché da un po’ di tempo in qua si occupa di politica a tempo pieno, avendo fondato a suo tempo il movimento dei grillini, giustizialisti per loro natura (con gli altri, ma non con se stessi) che ora ne prendono le distanze, anche se in modo soft…

Double.face.

Cosa c’entra Grillo, il padre,  con la truce vicenda del figlio Ciro? C’entra c’entra: è un’interferenza politica bella e buona perché  intenderebbe “condizionare” il corso della giustizia, piegandola ai suoi diktat, non certo pacifici e alquanto iracondi, se non proprio verbalmente di tono violento (come è nel suo solito carattere interlocutorio e comunicativo). Si è comportato come se, col suo “astio” verbale contro la ragazza 19enne violentata, potesse sminuire le responsabilità del figlio e dei suoi tre amici “in mutante” (una sua espressione pubblica) che si divertivano in modo pacifico e consenziente (!!!). Evidentemente scaricando così la responsabilità sulla povera ragazza, che, secondo la Procura, è stata indotta, anzi forzata, a bere alcolici con alte gradazioni (persino Vodka russo) in abbondanza perché si lasciasse andare alle violenze subite a ripetizione dai 4 energumeni incoscienti e “coglioni” (non stupratori…) come li ha definiti il noto Beppe di cui si parla.

 

Ma i magistrati evidenziano (e a giusta ragione) come sia “essenziale per la vita democratica del Paese che i processi, e in particolare quelli per violenza sessuale (in questo caso plurima, dunque aggravata. Ndr) si svolgano al riparo da indebite pressioni mediatiche“. Tali dichiarazioni riportate da “Adnkronos”, nota agenzia di Stampa.

I magistrati si riferiscono ovviamente al video che il “garante” dei 5s ha reso di dominio pubblico sul suo blog, che appartiene a quel gruppo politico, ricaricato poi su Facebook e riportato dai giornali e dalle televisioni di mezzo mondo: la baraonda mediatica per una strenua e improbabile difesa del figlio Ciro, accusato di stupro di gruppo insieme a tre amici, che scaricano con tanta superficialità e naturalezza sconvolgenti la colpa sulla vittima, colpevolizzandola e sostenendo che era “consenziente”.

E i magistrati così continuano: “I giudici di Tempio Pausania sapranno accertare i fatti con serenità ed equilibrio, garantiti dalla propria professionalità, nel rispetto dei diritti di tutti, degli imputati, che devono essere sempre considerati presunti innocenti, e della denunciante, la cui dignità va tutelata”.

Il sistema oratorio (di fatto il solito) studiato e usato da Beppe Grillo (che non si sa bene da quando avesse preparato quel suo discorso dato in pasto al mondo intero per difendere il suo rampollo) non solo ha deturpato e offeso l’immagine e la dignità di donna, di ragazza e di persona, ma ha scavato un solco più profondo nella ferita morale, fisica e psichica della giovane 19enne provata da quell’esperienza di stupro selvaggio (quattro ragazzi) che potrebbe averla segnata per tutta la sua esistenza. Una vittima che così diventerebbe addirittura colpevole? E qui entrerebbe in gioco anche una forma di inusitato sciacallaggio e di vituperio di cui certamente l’avvocatessa della parte lesa, Bongiorno, senza meno terrà nel debito conto nell’ambito del processo e nel suo excursus già in itinere da 2 anni in qua.

Non solo, il Beppe furioso (come l’Orlando…) rimprovera persino i suoi sodali politici per non averlo difeso. E che difesa avrebbe voluto? Un processo penale per suo figlio lo vuol far diventare un caso politico? Siamo alla frutta…e sarebbe bene che quel personaggio, che appare sempre più un gradasso borioso e impenitente, lasciasse ogni incarico nei 5s (quale garante?) perché ogni sua esternazione biliosa appare sempre più inaccettabile da ogni parte politica e da parte di tutti i cittadini italiani e stranieri di mezzo mondo.

Tra le altre cose sta emergendo che il Grillo parlante ritiene ci sia un complotto contro di lui da parte della magistratura (intende giustizia forse) e della stampa per “farlo fuori” con tutta la sua famiglia. Mi pare che questi siano discorsi legati ai suoi convincimenti più che strani filocinesi (ora ma anche prima) o filosovietici (una volta) ove si consumano e si consumavano ogni giorno vicende di tacitazione violenta del dissenso e dei diritti umani puniti con anni e anni di carcere nei gulag russi e in Cina con decimazioni di massa al tempo di Mao e seguenti.

Altre lamentele-contumelie di Grillo: “Mi dovete sostenere – dice ai suoi – qui colpiscono mio figlio per prendersela con me (come fondatore del movimento)”. Cosa c’entri la questione penale del figlio, che è fatto suo e personale, con la politica e col fatto che lo vogliano far fuori non si capisce. Forse ha perso la testa?

E qua viene tirato in ballo anche l’avvocato del popolo e “azzeccagarbugli” (di memoria manzoniana) Giuseppe Conte, il cosiddetto rifondatore dei 5s (meglio se sparisse del tutto quella sigla) e attore principale della mediazione per l’alleanza politica futura col Pd di Letta, che ancora non ha deciso (come al solito Conte temporeggia) cosa dire e fare a seguito del subbuglio provocato da Beppe Grillo che si è scagliato, e continua, contro tutto e tutti per amore del suo Ciro.

La questione dell’attacco alla magistratura, che in questa vicenda va difesa, e la colpevolizzazione della povera ragazza 19enne seviziata è una cosa molto seria e Conte non potrà non dare risposte certe e adeguate al caso, a meno che non voglia abbandonare la strada scelta, cioè quella di fare il coordinatore politico di quel movimento in disgregazione, per evitare che il suo consenso venga meno perché pare si sia cacciato in una gabbia di matti con un “garante” che non può più psicologicamente garantire nessuno, forse neppure se stesso e la sua famiglia.

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